Dati USA: Epatite C in aumento tra i giovani
Secondo un nuovo rapporto dei “Centers for Disease Control and Prevention” (CDC), i nuovi casi di epatite C acuta e cronica sono aumentati significativamente tra il 2009 ed il 2018. Anche se sappiamo, da diversi anni, che il trend delle nuove infezioni è in aumento nei più giovani, vedere che rappresentano la maggior parte delle diagnosi croniche, effettuate nel 2018, dovrebbe far riflettere.
Ulteriore motivo di riflessione il fatto che nonostante le raccomandazioni per uno screening universale, una tantum, su tutti i “baby boomer” (persone nate dal 1945 al 1965) previsto dal 2012, quattro soggetti su dieci, affetti da epatite C, non sanno di averla contratta. Ne risulta un danno notevole: almeno il 50% delle forme acute evolveranno in epatite C cronica, che generalmente è asintomatica, in assenza di grave danno epatico.
Secondo il Morbidity and Mortality Weekly Report (MMWR), il numero di casi di epatite C acuta, segnalati su una popolazione di 100.000 persone, è triplicata durante il periodo preso in esame, dallo “0,3” nel 2009 al “1,2” nel 2018. Nel periodo 2009 – 2018, il numero di casi anno su 100mila persone è aumentato del 300% circa, nella fascia d’età 20-29 anni e del 400% in quella di 30-39 anni.
Durante il 2018, sono stati segnalati 137.713 nuovi casi di epatite C cronica. La percentuale più ampia riguardava le persone tra i 20 e i 39 anni e tra i 50 e i 69 anni. I dati sono confermati da quelli del “National Health and Nutrition Examination Survey” (NHANES) 2015-2018: tra i partecipanti con un’età pari o superiore a 20 anni risultati RNA-positivi per il virus dell’epatite C, solo il 60,6% ha detto di aver ricevuto diagnosi di epatite C.
Nel 2018, i soggetti tra i 20 e i 29 anni hanno presentato il più alto tasso di casi di epatite C acuta (3,1 su 100 mila), seguiti da quelli con un’età compresa tra 30 e 39 anni (2,6), 40-49 anni (1,3), 50-59 anni (0,9) e dai soggetti a partire dai 60 anni d’età (0,4). Gli under 20 hanno fatto registrare il tasso più basso.
Il presupposto per eradicare l’epatite C è la radicale trasformazione del modo con cui si eseguono i controlli per questa malattia. Bisogna estendere i test a tutti gli adulti, aumentare la percentuale di diagnosi nei soggetti affetti dalla malattia e aiutare le persone ad accedere al trattamento, che può prevenire un’ulteriore trasmissione.
Le strutture sociosanitarie dedicate alle persone esposte ad un rischio aumentato di epatite C (come nei consumatori di droghe d’abuso) possono rivestire un ruolo fondamentale nella diagnosi, nel trattamento e nella riduzione della trasmissione di tale patologia. Ciò include programmi di servizio sulle siringhe, sui disturbi da uso di sostanze e programmi di trattamento assistito da farmaci, nonché contesti aggiuntivi come pronto soccorso, cliniche per l’assistenza primaria.
“Ora stiamo assistendo a un diverso profilo epidemico dell’infezione da epatite C negli Stati Uniti. Da quello storico in cui si osservava una delle più alte prevalenze tra i “baby boomers” ora si assiste ad una distribuzione bimodale, con un picco nelle fasce d’età più avanzate (dai 52 ai 68 anni), ma con un secondo picco in quelle più giovani, con età tra 20 e 40 anni. Ciò riflette infezioni più recenti, dovute in prevalenza all’iniezione di droghe”. È la dichiarazione della Dottoressa Philippa Easterbrook, del “Global HIV, Hepatitis, and STI Programme” del OMS.
La progressiva estensione delle raccomandazioni dei CDC, dallo screening “risk based” a fine anni ’90 (con un focus sui baby boomers nel 2012), ha avuto poco successo nell’identificazione di una alta percentuale di infetti. Per esempio, non è riuscito ad individuare i soggetti mai considerati “a rischio”. Il nuovo ampliamento del 2020, finalizzato ad includere tutti gli adulti, a partire dai 18 anni, almeno una volta nella vita, è rivolto a semplificare ed estendere sostanzialmente l’accesso ai test.
La sfida del “testare tutti” impegna a rendere gli esami accessibili ed economici, con un collegamento rapido al trattamento, in caso di risultato positivo.
Sempre la Easterbrook ha spiegato: “Questa sfida non riguarda solo gli Stati Uniti. Molte nazioni con problemi con l’infezione da epatite C stanno cercando una strategia di rilevamento dei casi efficace e dopo aver già dato la priorità ai test nelle popolazioni ad alto rischio, si stanno impegnando per capire dove individuare le restanti persone infette”.
BIBLIOWEB:
- https://www.cdc.gov/hepatitis/hcv/index.htm
- Morbidity and Mortality Weekly Report (MMWR) https://www.cdc.gov/mmwr/volumes/69/rr/rr6902a1.htm
- Testing Recommendations for Hepatitis C Virus Infection https://www.cdc.gov/hepatitis/hcv/guidelinesc.htm
- Newly Reported Hepatitis C Infections and Recommendations for Universal Hepatitis C Screening https://www.cdc.gov/hepatitis/hcv/pdfs/HepCScreening2020Recs.pdf
- Interpretation of Results of Tests for Hepatitis C Virus (HCV) Infection and Further Actions https://www.cdc.gov/hepatitis/hcv/pdfs/hcv_graph.pdf
- Ci facciamo un fegato così http://newmicro.altervista.org/?p=6338
- Essential Diagnostics http://newmicro.altervista.org/?p=6205
- HCV “retroattiva” http://newmicro.altervista.org/?p=5760
- HCV Evidence Based http://newmicro.altervista.org/?p=5512
- Essential Diagnostic List secondo l’OMS http://newmicro.altervista.org/?p=5121
- HIV & Sinergie pericolose: Linee Guida per combatterle http://newmicro.altervista.org/?p=4048
- Oms in Blue (print) http://newmicro.altervista.org/?p=3985
- Tagliare la diagnostica: FACILE A FARSI. E le MST? http://newmicro.altervista.org/?p=3430
CDC Recommendations for Hepatitis C Screening Among Adults — United States, 2020 (PDF)