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Patologia Clinica
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18Gen2019

Bevete più Latte

by Ines Bianco in Patologia Clinica
Tags: 4 galattosilasi, etichettatura, galattasi - galattosio-1-fosfato uridiltransferasi, indicazione di origine, lattasi - β-1, Latte, latte ad alta digeribilità, latticini, legge n. 4 del 3/2/2011, PURE, rischio di patologie cardiovascolari, The Lancet
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Il ruolo protettivo di latte e derivati – Le nuove conferme

ILLatte è uno degli alimenti su cui si è “condensato” maggiormente l’immaginario collettivo, ad iniziare dalle medievali “madonne del latte”, per arrivare alle campagne per il suo consumo, che a volte richiamano una combinazione di sensazioni, sostenute da ricordi ancestrali.

Fino ad oggi, le linee guida dietetiche hanno raccomandato di minimizzare il consumo di latticini non scremati, in quanto fonte di grassi saturi, con conseguente rischio di influenzare negativamente l’assetto lipidico ed aumentare morbilità e mortalità cardiovascolari. Le evidenze a supporto di queste raccomandazioni e sull’effetto del consumo di latticini, erano tuttavia scarse e mancavano quasi del tutto, nelle nazioni a basso e medio reddito.

Riecheggia ora, al contrario, lo slogan “Bevete più latte”, al quale si aggiunge “..e mangiate più latticini”: diminuiscono la mortalità ! È quanto emerge dal lavoro pubblicato su “The Lancet” (studio PURE – Prospective Urban Rural Epidemiology): bastano tre porzioni al giorno, da 15 grammi, per ridurre il rischio di patologie cardiovascolari ! 

I latticini proteggono dall’ictus e dalla morte per cause cardiovascolari: chi li consuma ha un minor rischio di malattie cardiovascolari e di mortalità relativa. Sono altri risultati del PURE, l’enorme studio epidemiologico condotto su oltre 136 mila soggetti, residenti in 21 nazioni. La riduzione di rischio più significativa è stata registrata per l’ictus. Importante anche la riduzione della mortalità per cause cardiovascolari. A proteggere è soprattutto il consumo di latte e yogurt.

PURE è uno studio-coorte internazionale, che ha coinvolto soggetti dai 35 ai 70 anni di età, in 21 nazioni e cinque  continenti.  Ha registrato il consumo di latticini relativo ad oltre 136 mila individui, attraverso l’impiego di questionari alimentari. I ‘latticini’ considerati nell’indagine comprendevano: latte, yogurt, formaggi. Questi prodotti sono stati quindi suddivisi in ad ‘alto’ o ‘basso’ contenuto di grassi. Endpoint primario dello studio era un composito di mortalità o eventi cardiovascolari maggiori (morte, infarto non fatale, ictus, scompenso cardiaco).

Tra il 2003 ed il luglio 2018, sono stati registrati 10.567 eventi compositi (dei quali 6.796 decessi e 5.855 eventi cardiovascolari maggiori). Inaspettatamente, un maggior consumo di latticini in generale (più di due porzioni al giorno, rispetto al mancato consumo) è risultato associato ad un ridotto rischio dell’endpoint primario (- 16%), ad una riduzione della mortalità del 17% (-14% per la mortalità non cardiovascolare, – 23% per quella cardiovascolare), ad una riduzione del 22% degli eventi cardiovascolari maggiori ed in particolare ad una riduzione del 34% del rischio di ictus (mentre la riduzione del rischio di infarto è risultata non statisticamente significativa).

Rispetto a chi non mangiava per niente latticini, il gruppo a più alto consumo (una media di 3,2 porzioni al giorno) presentava tassi inferiori di mortalità per tutte le cause (3,4% vs 5,6%), per le cause non-cardiovascolari (2,5% vs 4%) ma anche per le malattie cardiovascolari (0,9% vs 1,6%).

Chi consuma più latte e yogurt ha un minor rischio di incappare negli eventi dell’endpoint, mentre la riduzione del rischio relativa al consumo di formaggi non è risultata statisticamente significativa. A cosa corrisponde una porzione di latticini? Grosso modo a un bicchiere di latte intero, un vasetto grande di yogurt, una fetta di formaggio (15 grammi) o a un cucchiaino di burro (circa 5 grammi).

Una domanda allora è doverosa: perché molti sono intolleranti e cos’è il latte ad alta digeribilità?

L’intolleranza più diffusa è legata alla mancanza, parziale o totale, dell’enzima lattasi (β-1,4 galattosilasi), proteina sita nell’orletto a spazzola dell’intestino, necessaria a digerire il lattosio, Altre, meno frequenti, sono riferite ad un’altra deficienza enzimatica, di natura epatica: l’insufficienza di galattasi (Galattosio-1-fosfato uridiltransferasi). Per la lattasi, una mutazione genetica avvenuta circa 7000 anni fa su alcuni geni, che controllano la produzione dell’enzima, ha rivoluzionato la storia di questo alimento. Gli individui con questa mutazione, presente soprattutto in Europa, continuano a produrre l’enzima anche dopo lo svezzamento. Questa caratteristica però come detto, piuttosto “giovane” (cioè non presente in tutta la popolazione), spiega la diffusione dell’intolleranza a latte e latticini.

Ha ovviato a questo problema un preparato ad alta digeribilità, noto come latte delattosato o latte HD, dall’inglese High Digestible. E’ un latte che è stato privato, tramite apposite procedure, della gran parte di lattosio in esso originariamente contenuto (il lattosio è tipico del latte dei Mammiferi) . Sempre più numerosa e varia è diventata l’offerta di prodotti senza lattosio ([c] <0,01%) o a basso contenuto di lattosio ([c] <1%), accanto alle alternative vegetali.

In Italia siamo di fronte ad una visione innovativa, a garanzia del consumatore, della catena di produzione di latte e derivati, con l’obbligo in etichetta dell’indicazione dell’origine animale per il latte vaccino, ovi-caprino, bufalino e del luogo di mungitura e di quello di lavorazione. Adesso 1,7 milioni di mucche da latte presenti in Italia (ma anche pecore, capre e bufale), possono finalmente “mettere la firma” sulla propria produzione di latte, burro, formaggi e yogurt, garantita da livelli di sicurezza e qualità superiori, grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d`Europa. La Coldiretti invita i consumatori italiani a verificare consapevolmente (in caso di violazione si applicano le sanzioni di cui all’art. 4, comma 10, della legge 3/2/2011, n. 4).

Riassumendo, in etichetta devono comparire le seguenti diciture:

  • a)“Paese di mungitura”: nome del Paese nel quale è stato munto il latte;
  • b)“Paese di confezionamento e trasformazione”: nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato.

Facciamo attenzione, allora.

BIBLIOWEB:

  • M Dehghan, A  Mente, S Rangarajan, P Sheridan, V Mohan, R Iqbal, et al – Association of dairy intake with cardiovascular disease and mortality in 21 countries from five continents (PURE): a prospective cohort study. The Lancet Published: September 11, 2018 DOI:https://doi.org/10.1016/S0140-6736(18)31812-9 https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(18)31812-9/fulltext
  • Boston Nutrition http://newmicro.altervista.org/?p=4502
  • Allattamento al seno & farmaci http://newmicro.altervista.org/?p=4100
  • Etichette alimentari: un QUID in più http://newmicro.altervista.org/?p=3819

  

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