Ogni giorno a 1 medico su 2 (quasi) chiesti esami inutili
Che dopo la visita, la richiesta di esami sia la seconda “prestazione sanitaria” per numerosità è cosa risaputa. ‘Richiestissimi’ dagli italiani negli studi medici, spesso sono prestazioni inutili. Succede al 44% dei camici bianchi italiani e rappresenta un problema.
Ogni giorno o più volte la settimana il medico riceve dai pazienti richieste di test diagnostici e trattamenti non necessari. Il problema è molto o abbastanza serio ed è il succo dell’indagine italiana pubblicata dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO) sul proprio sito, con risposte di 4.263 medici (40% specialisti, 33% medici di medicina generale, 26% liberi professionisti), seppure solo 3.688 l’hanno completata.
L’indagine ha analizzato le risposte anche per genere, per tipo di attività lavorativa e per area geografica (Nord, Centro e Sud). Le differenze più interessanti e statisticamente significative hanno riguardato la suddivisione per tipo di attività lavorativa: specialisti, medici di medicina generale, liberi professionisti.
Basata sul questionario già impiegato da Abim Foundation per i medici Usa nel 2014, in Italia è stata realizzata da FNOMCeO e Slow Medicine.
Affiorano due indicazioni: la volontà dei medici di essere coinvolti in processi di condivisione dal basso delle scelte (bottom up), non essere soggetti a imposizioni ‘per decreto’ (top down) e la richiesta che i cittadini possano ricevere su questi temi un’informazione istituzionale indipendente.
Dai risultati emerge che i medici italiani sono in generale molto consapevoli del fenomeno del sovra-utilizzo di esami diagnostici e trattamenti.
Indicano, come soluzione al problema, in particolare avere più tempo a disposizione per discutere con il paziente le varie opzioni (88%). Anche poter disporre di materiale informativo evidence-based preparato per i pazienti (84%) rappresenta un desiderio dei medici e, a seguire, la riforma della legge sulla responsabilità del medico (83%) e la modifica del sistema di remunerazione/sanzione (60%).
I suggerimenti del medico sono seguiti sempre, quasi sempre o spesso dal 66% dei pazienti (consigli di evitare test, trattamenti o procedure non necessari).
Il dialogo appare buono: il 77% dei professionisti spiega perché quanto richiesto non è necessario.
Una percentuale un poco inferiore (54%) riferisce di parlare sempre, quasi sempre o spesso con i pazienti dei costi delle diverse procedure.
Se però il paziente non è convinto e insiste, il 36% dei medici prescrive un test, un trattamento o una procedura pur ritenendolo inutile (20% si dichiara incerto).
L’esigenza di una maggior sicurezza emerge anche nelle risposte successive: il 51% indica la necessità di sicurezza tra le maggiori motivazioni di prescrizioni non necessarie; il timore di sequele è la motivazione maggiore per il 33%.
Per la maggioranza dei camici bianchi (63%) è fondamentale la corretta informazione del paziente (si sentono molto responsabili per evitare test, trattamenti e procedure non necessari).
Solo il 23% dei medici si sente molto sicuro nell’indirizzare il paziente ad evitare un test, un trattamento od una procedura non necessari.
Viene rivendicato il proprio ruolo: il 79% ritiene che il medico sia la figura con il ruolo più adatto per affrontare il problema di test, trattamenti e procedure non necessari, distanziando di gran lunga altre istituzioni: Aziende Sanitarie (7%), Legislatore o Governo (5%), Società Scientifiche (5%).
BIBLIOWEB:
- Risultati dell’indagine effettuata presso i medici italiani su esami diagnostici, trattamenti e procedure non necessari nella pratica clinica corrente – FNOMCeO, Slow Medicine, 2016 https://portale.fnomceo.it/fnomceo/home.2puntOT