Primo caso in Europa di febbre da OPOV
Non solo Dengue. La tropicalizzazione delle malattie infettive con la “comparsa” anche in Europa di arbovirosi generalmente presenti in altri continenti è ormai un dato di fatto, che preoccupa anche per il possibile rischio di infezioni che possano diventare autoctone, oltre alla necessità di adeguamento con test di laboratorio specifici. Il Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell’Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar ha diagnosticato il primo caso in Europa di febbre Oropouche (Federico Giovanni Gobbi Concetta Castilletti), in una paziente con una storia recente di viaggi nella regione tropicale caraibica.
I cambiamenti climatici e l’aumento degli spostamenti delle popolazioni umane rischiano di rendere endemici anche alle nostre latitudini virus un tempo confinati nella fascia tropicale, le cosiddette NTD (malattie tropicali dimenticate o neglette). È fondamentale essere sempre preparati a rispondere all’emergenza di patogeni che non sono abitualmente diffusi nella fascia mediterranea e, sotto questo aspetto, l’essere riusciti ad isolare il virus OPOV ci fornisce un’arma in più per affinare la diagnostica e la ricerca. La diagnosi tempestiva e la sorveglianza costante, unite a interventi di salute pubblica come le disinfestazioni, rimangono lo strumento principale per contenere questi rischi.
Il caso è stato già segnalato alle autorità sanitarie e alla ASL di competenza della Regione Veneto, nonché ai servizi di informazione e monitoraggio internazionali. Il virus è stato isolato nel laboratorio BLS3 del Dipartimento, primo passo per poter sviluppare test diagnostici specifici e studi sulla capacità di veicolare il virus da parte dei potenziali vettori (zanzare e moscerini) diffusi anche da noi.
I sintomi della febbre Oropouche si manifestano di solito dopo 3-8 giorni dalla puntura dell’insetto vettore e sono in gran parte sovrapponibili a quelli di altre febbri virali tropicali come Dengue, Zika o Chikungunya: febbre alta (oltre i 39 °C) accompagnata da mal di testa, dolore retrorbitale, malessere generale, mialgia, artralgia, nausea, vomito e fotofobia. Sono stati anche registrati sporadici casi di interessamento del sistema nervoso centrale, come meningite ed encefalite. Nel 60% circa dei casi, dopo la prima fase acuta, i sintomi si ripresentano, di solito in forma meno grave da due a dieci giorni, ma anche dopo un mese dalla prima comparsa.
Considerando il rilevamento di casi di febbre Oropouche al di fuori della regione amazzonica in Brasile durante l’ultimo mese, insieme alle segnalazioni di diffusa circolazione di Dengue in diversi paesi e territori nella regione delle Americhe, l’Organizzazione panamericana della Sanità (Ufficio regionale per le Americhe dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS), esorta gli Stati membri “ad attuare le raccomandazioni per la diagnosi differenziale del virus Oropouche (Orov) e a rafforzare le misure di sorveglianza entomologica, controllo dei vettori e protezione personale per le popolazioni a rischio più elevato”.
Il Sudamerica fa i conti quindi oltre alle oramai note arbovirosi, anche con numerosi focolai di virus Oropouche. Nei primi quattro mesi di quest’anno sono stati già segnalati 5.193 casi confermati in quattro paesi: Bolivia, Brasile, Colombia e Perù, dove rappresentano la seconda voce dopo la Dengue. In particolare Brasile e Bolivia hanno registrato contagi in aree in cui non si erano segnalati casi autoctoni. Negli ultimi dieci anni focolai di virus Oropouche si sono verificati principalmente nella regione amazzonica.
Diverse epidemie sono state segnalate malattie sia nelle comunità rurali che urbane in Brasile, Colombia, Ecuador, Guyana francese, Panama, Perù e Trinidad e Tobago. L’Orov viene trasmesso all’uomo principalmente attraverso il morso del moscerino Culicoides paraensis presente nella Regione delle Americhe, nonché dalla zanzara Culex quinquefasciatus, che può anche essere un vettore. Il virus diffuso normalmente nella regione amazzonica viene trasmesso all’uomo dalle punture di insetti, in particolare moscerini e zanzare.
Causata dall’omonimo virus (OROV, genere Orthobunyavirus), scoperto nel 1955 nel sangue di un lavoratore forestale di Trinidad e Tobago, la febbre Oropouche è una delle arbovirosi più diffuse del Sud-America (regione amazzonica), con oltre mezzo milione di casi diagnosticati dal 1955 a oggi, un numero probabilmente sottostimato viste le limitate risorse diagnostiche disponibili nell’area di diffusione (Bolivia, Brasile, Colombia e Perù, ed ultimamente anche a Cuba).
Le arbovirosi come la febbre Oropouche, costituiscono una delle emergenze di salute pubblica con le quali dobbiamo abituarci a convivere e conferma l’importanza di disporre di presidi specializzati, in grado di monitorare costantemente l’andamento delle arbovirosi e di altre patologie trasmissibili. Il Dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), commentando tramite i suoi esperti la notizia del primo caso in Europa di febbre Oropouche, ricorda che al momento non si conoscono altre vie di trasmissione per il virus oltre ai vettori citati, “e non sono stati riportati al momento casi autoctoni in Europa”.
Sebbene gli insetti della specie ‘culicoides’ siano presenti in Italia, il vettore per questo virus (Culicoides Paranensis) non è presente in Europa; si trova solo in Sud e Centro America. Anche altri potenziali vettori secondari riportati in letteratura, come la zanzara Culex quinquefasciatus o la Aedes Aegypti, al momento non sono stati segnalati in Italia. L’attenzione sulle arbovirosi è testimoniata anche dal piano nazionale sulle Arbovirosi, che vengono prese in considerazione anche nel Piano Nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi (PNA) 2020-2025 e del documento del CNT‐Consulta Tecnica Permanente per i Trapianti del 14 dicembre 2023 e che devono essere integrati con OPOV.
BIBLIOWEB:
- ECDC Communicable disease threats report week-23-2024. https://www.ecdc.europa.eu/sites/default/files/documents/Communicable-disease-threats-report-week-23-2024.pdf
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- Socorro da Silva Azevedo, M.R.Teixeira Nunes, J. Oliveira Chiang, G. Bensabath, H. Baldez Vasconcelos, A. Yecê das Neves Pinto, L. Carício Martins, H. A. de Oliveira Monteiro, S. Guerreiro Rodrigues, P. F. da Costa Vasconcelos – Reemergence of Oropouche Fever, Northern Brazil – Emerging Infectious Diseases • www.cdc.gov/eid • Vol. 13, No. 6, June 2007 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2792853/
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- Zadig Epicentro https://www.zadig.it/progetto/epicentro-il-portale-dellepidemiologia/
- Casi Clinici Tropicali 2024 https://newmicro.altervista.org/?p=10669
- West Nile e Chikungunya https://newmicro.altervista.org/?p=6200
- WHO, Vectors & Malaria https://newmicro.altervista.org/?p=5500
- Zanzare e Zecche https://newmicro.altervista.org/?p=5311
- Zika con gli occhiali http://newmicro.altervista.org/?p=3116
- Sorveglianza estiva: sorpresa Usutu? http://newmicro.altervista.org/?p=2967
- NTD sono ancora veramente Tropicali? http://amicimedlab.altervista.org/?p=8056
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Epidemiological Alert Oropouche in the Region of the Americas 2 February 2024 (PDF)
Reemergence of Oropouche Fever, Northern Brazil – June 2007 (PDF)
Surging Oropouche virus (OROV) cases in the Americas: A public health challenge – March 2024 (PDF)